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CANZONI FASCISTE ALTERNATIVE

Ecco a Voi l’elenco delle canzoni fasciste del epoca del ventennio ma anche delle canzoni alternative del mondo della destra post 1945

canzoni-fasciste-alternative

Il Domani Appartiene a Noi

Testo e musica della “Compagnia dell’Anello”; questa Canzone che rappresenta un inno alla speranza ed alla gioia, comincia ad essere cantata verso l’inizio degli anni 70, poi dopo il Campo Hobbit di castel Camponeschi diviene la canzone di riferimento dei giovani Nazional Popolari.

Ascolta il ruscello che sgorga lassù.
Ed umile a valle scompar
e guarda l’argento del fiume che
sereno e sicuro va.
Osserva dell’alba il primo baglior
che annuncia la fiamma del sol
ciò che nasce puro più grande vivrà
e vince l’oscurità.
La tenebra fugge i raggi del sol
Iddio dà gioia e calor
nei cuori la speranza non morirà
il domani appartiene a noi.
Ascolta il mio canto che sale nel ciel
verso l’immensità.
unisci il tuo grido di libertà
comincia uomo a lottar.
Chi sfrutta nell’ombra sapremo stanar
se uniti noi marcerem
l’usura ed il pugno noi vincerem
il domani appartiene a noi.
La terra dei Padri, la Fede immortal
nessuno potrà cancellar
il sangue, il lavoro, la Civiltà
cantiamo la Tradizion.
La terra dei Padri, la Fede immortal
nessuno potrà cancellar
il popolo vinca dell’oro il signor
il domani appartiene a noi.

 

Inno dei Giovani Fascisti

Questa canzone, un po’ guascona e un po’ irriverente, ha risuonato dalle sabbie infuocate del deserto alle desolazioni del Fronte dell’Est. I reduci dei Giovani Fascisti la cantano ancora, giovani oggi come lo furono allora.

Fuoco di Vesta che fuor dal tempo irrompe con ali e fiamme la giovinezza va. Fiaccole ardenti sull’are e sulle tombe, noi siamo le speranze della nuova età.
Duce, Duce, chi non saprà morir? Il giuramento che mai rinnegherà? Snuda la spada quando Tu lo vuoi, gagliardetti al vento, tutti verremo e Te! Armi e Bandiere degli antichi eroi, per l’Italia, o Duce, fa balenare al sol!
Va, la vita va, con sé ci porta, ci promette l’avvenir, una maschia gioventù con romana volontà combatterà.
Verrà, quel dì verrà che la gran madre degli eroi ci chiamerà. Per il Duce o Patria Immortal: A Noi! Ti darem gloria e terre in Oltremar.

San Marco

Inno della Divisione di Fanteria di Marina San Marco. La San Marco fu ricostituita alla fine del 1943 e fu addestrata a in Germania nel campo di addestramento di Grafenwöhr. Durante la guerra si distinse su tutti i fronti e dopo il 1945 i giovani fanti subirono ogni tipo di persecuzione.

SAN MARCO Popol d’Italia avanti, avanti,
bagna nel mar le tue bandiere,
gente di mille primavere
l’ora dei forti suonerà.
Stretto il patto con la morte
chiusa in pugno abbiam la sorte,
sui leoni l’abbiam giurato
per l’eterna libertà, la libertà… San Marco, San Marco!
Cos’importa se si muore
quando il grido del valore
con i fanti eterno sta.
Arma la prora o marinaio,
vesti la giubba di battaglia,
per la salvezza dell’Italia
forse doman si morirà.
Come a Lissa, così a Premuda
pugneremo a spada nuda,
sui leoni l’abbiam giurato
per l’eterna libertà, la libertà…
San Marco, San Marco!
Cos’importa se si muore
quando il grido del valore
con i fanti eterno sta.

 

Marcia delle Legioni

Testo e musica sono di un autore sconosciuto. Questa canzone divenne popolare verso la fine del 1943 fra i Volontari della RSI inquadrati nelle Legioni

Roma rivendica l’Impero,
l’ora dell’aquile sonò.
Squilli di tromba salutano il vol
dal Campidoglio al Quirinal.
Terra, ti vogliamo dominar,
mare ti vogliamo navigar,
il Littorio ritorna segnal
di forza, di civiltà!
Sette colli nel ciel,
sette glorie nel sol,
dei Cesari il genio e il fato
rivivono nel Duce liberator!
Sotto i fasci di allor,
nella luce del dì,
con mille bandiere passa
il popolo d’Italia trionfator!
Di Roma o sol
mai possa tu
rimirar
più fulgida città.
O sole, o sol
possa tu
sempre baciar
sulla fronte invitta
i figli dell’urbe immortal!

 

La Vandeana

Inno dei contro rivoluzionari, cattolici, aristocratici, contadini che sfidarono, nel 1793, in armi gli “immortali principi” della rivoluzione francese

Ride la piazza ed urla al sangue che colora
il collo dei soldati fedeli alla corona,
che sopra i ceppi hanno baciato il giglio dell’onore,
che col sorriso hanno gettato di sfida il guanto ancora.
Siamo del re ladri e cavalieri
e nella notte noi andiamo
e il vento freddo del terrore
no, non ci potrà fermare.
L’oro che noi rubiamo con onore
dentro i nostri cuori splende
come il bel simbolo d’amore
che al trono ci legò.
Spade della Vandea, falci della boscaglia,
baroni e contadini siam pronti alla battaglia
per giustiziare chi tagliò il giglio là sulla ghigliottina,
per riabbracciare il sole di Francia sulle nostre colline.
Siamo del re ladri e cavalieri
e nella notte noi andiamo
ed il vento freddo del terrore
no, non ci potrà fermare.
Se un rosso fiore nasce in petto a noi
è sangue di chi crede ancora
di chi combatte la rivoluzione
di uomini d’onore.
Nei cieli devastati da giudici plebei
dall’odio degli uomini, dal pianto degli eroi
nasce un bel fiore che i cavalieri portan sui mantelli
è il bianco giglio che ha profumato il campo dei ribelli
sanguina il sacro cuore sulla nostra bandiera
e nella notte inizia l’ultima mia preghiera:
Vergine Santa salva la Francia dalla maledizione
rinasca il fiore della vittoria, controrivoluzione.
Siamo del re ladri e cavalieri
e nella notte noi andiamo
e il vento freddo del terrore
no, non ci potrà fermare.
L’oro che noi rubiamo con onore
dentro i nostri cuori splende
come il bel simbolo d’amore
che al trono ci legò.

 

Camerata Richard


(Ruccione – De Torres – Simeoni)

Camerata Richard, benvenuto!
dammi il sacco, si scivola, bada
il nemico è là sulla strada.
Parla piano: già t’hanno veduto,
ventun anni! la stessa mia classe
questo vedi è
il mio primo bambino
e tu sei fidanzato a Berlino
e abitante alla Krausenstraße?
Se mia madre a quest’ora pensasse
che ho trovato un amico vicino!
Camerati d’una guerra. Camerati d’una sorte,
chi divide pane e morte,
non si scioglie sulla terra!
Camerati d’una guerra, Camerati d’una sorte,
chi divide pane e morte
più nessuno lo scioglie!
Camerata Richard, tre minuti.!
due minuti, un minuto…
si attacca!
C’è il mio nome cucito sulla giacca…
Pronti? fuori! il cielo ci aiuti!
Camerata Richard, come canta
la mitraglia di quella piazzola!
Tieni a mente: Salvetti Nicola
vico Mezocannone cinquanta.
Oggi tutta la terra si schianta,
ma noi due
siamo un’anima sola.
Camerati d’una guerra, camerati d’una sorte,
chi divide pane e morte,
non si scioglie sulla terra!
Camerati fuori il passo sulla strada della gloria
coglieremo la vittoria
per la nostra libertà.

 

Il Canto degli italiani

 Pressoché dimenticato presentiamo il primo inno ufficiale del MSI, dal titolo “Il canto degli italiani”. le parole furono scritte da Giorgio Almirante.

Siamo nati un cupo tramonto
Di rinuncia, vergogna, dolore:
siamo nati in un atto d’amore
riscattando l’altrui disonor.
Siamo nati nel nome d’Italia,
stretti attorno alla nostra Bandiera:
è rinata con noi primavera,
si è riaccesa una Fiamma nel cuor.
Italia, sorgi a nuova vita, così vuole Chi per te morì,
chi il suo sangue donò
chi il nemico affrontò
Giustizia alla Patria darà.
Italia, rasserena il volto,
abbi fede: nostro è l’avvenir.
Rispondi, rispondi, o Italia!
Si ridesta la tua gioventù.
Noi saremo la vostra avanguardia,
Italiani, coraggio: in cammino.
Solo ai forti sorride il destino;
liberate la Patria, il Lavor.
Noi saremo la Fiamma d’Italia,
il germoglio di un’alba trionfale,
la valanga impetuosa che sale:
Italiani, coraggio: con noi!
Italia, sorgi a nuova vita.

 

X Flottiglia MAS

Inno della Decima Flottiglia MAS, uno dei reparti combattenti della Repubblica Sociale Italiana più famosi sia per l’organizzazione e l’altissimo spirito patriottico, sia per la fama del suo fondatore e comandante, Junio Valerio Borghese.

Quando pareva vinta Roma antica,
sorse l’invitta Decima Legione,
vinse sul campo il barbaro nemico
Roma riebbe pace con onore.
Quando all’ignobil 8 di settembre
abbandonò la Patria il traditore
sorse dal mar la Decima Flottiglia
e prese l’armi al grido “Per l’onore”!
Decima Flottiglia nostra
che beffasti l’Inghilterra,
vittoriosa ad Alessandria
Malta, Suda e Gibilterra.
Vittoriosa già sul mare,
ora pure sulla terra
vincerai!
Navi d’Italia che ci foste tolte
non in battaglia ma col tradimento,
nostri fratelli prigionieri o morti,
noi vi facciamo questo giuramento:
noi vi giuriamo che ritorneremo
là dove Dio volle il tricolore.
Noi vi giuriamo che combatteremo
fin quando avremo pace con onore!
Decima Flottiglia nostra
che beffasti l’Inghilterra,
vittoriosa ad Alessandria
Malta, Suda e Gibilterra.
Vittoriosa già sul mare,
Ora pure sulla terra
Vincerai!

 

Cara al Sol

Anche se non in versione Italiana riportiamo il testo integrale di Cara al Sol, inno nelle pagine italiane, ciò per far apprezzare appieno la lirica della canzone

Cara al sol con la camisa nueva
que tú bordaste en rojo ayer,
me hallará la muerte si me lleva
y no te vuelvo a ver.
Formaré junto a los compañeros
que hacen guardia sobre los luceros,
impasible el ademán, y estan
presentes en nuestro afán.
Si te dicen que caí,
me fui al puesto que tengo allí.
Volverán banderas victoriosas
al paso alegre de la paz
y traerán prendidas cinco rosas,
las flechas de mi haz.
Volverá a reir la primavera,
que por cielo, tierra y mar se espera.
Arriba, escuadras, a vencer;
que en España enpieza a amanecer!
España una
España grande
España libre
Arriba España

 

La Sagra di Giarabub

In queste parole v’è tutto l’eroismo dei soldati Italiani che, sotto la guida del Colonnello Castagna, difesero con onore per 20 mesi l’Oasi di Giarabub, nel deserto della Cirenaica

Inchiodata sul palmeto
veglia immobile la luna;
a cavallo della duna
sta l’antico minareto.
Squilli, macchine, bandiere,
scoppi, sangue … dimmi tu
che succede cammelliere?
E’ la sagra di Giarabub
Colonnello non voglio pane;
dammi piombo pel mio moschetto:
che la terra del mio sacchetto
che per oggi mi basterà .
Colonnello non voglio l’acqua:
dammi il fuoco distruggitore;
con il sangue di questo cuore
la mia sete si spegnerà .
Colonnello non voglio il cambio:
qui nessuno ritorna indietro
non si cede neppure un metro
se la morte non passerà !
Spunta già l’erba novella
dove il sangue scese a rivi …
Quei fantasmi in sentinella
sono morti o sono vivi?
E chi parla a noi vicino?
Cammelliere non sei tu?
In ginocchio, pellegrino:
son le voci di Giarabub!
Colonnello non voglio il pane;
dammi il piombo del mio moschetto:
che la terra del mio sacchetto
che per oggi mi basterà .
Colonnello non voglio l’acqua:
dammi il fuoco distruggitore;
con il sangue di questo cuore
la mia sete si spegnerà .
Colonnello non voglio il cambio:
qui nessuno ritorna indietro
non si cede neppure un metro
se la morte non passerà !
Colonnello non voglio encomi:
sono morto per la mia terra …
ma la fine dell’Inghilterra
incomincia da Giarabub!

 

Lili Marlen

Canzone popolare nell’Esercito Germanico, divenuta poi patrimonio comune anche dei Soldati Italiani. Esprime con serenità l’angoscia del soldato per la sua donna, con la certezza del dover combattere anche per lei, per la sua Lilì e per tutte le Lilì d’Europa.

Tutte le sere, sotto quel fanal,
presso la caserma, ti stavo ad aspettar,
anche stasera aspetterò,
e tutto il mondo scorderò,
con te Lilì Marleen,
con te Lilì Marleen.
O trombettier, stasera non suonar:
una volta ancora la voglio salutar,
addio, piccina, dolce amor,
ti porterò per sempre in cuor,
con me Lilì Marleen,
con me Lilì Marleen.
Dammi una rosa da tener sul cuor,
legala col filo dei tuoi capelli d’or,
forse domani piangerai,
ma dopo tu sorriderai,
a chi Lilì Marleen?
a chi Lilì Marleen?
Quando nel fango debbo camminar
sotto il mio fardello mi sento vacillar,
cosa mai sarà di me?
Ma poi sorrido e penso a te,
a te Lilì Marleen,
a te Lilì Marleen.
Se chiudo gli occhi il viso tuo m’appar
come quella sera nel cerchio del fanal,
tutte le notti sogno allor
di ritornar, di riposar,
con te Lilì Marleen,
con te Lilì Marleen.

 

Giovinezza

Esiste in varie versioni, prima canzone degli arditi, poi, modificata, inno del Fascismo.

Salve, o popolo d’eroi
salve, o Patria immortale!
Son rinati i figli tuoi
con la Fe’ nell’Ideale.
Il valor dei tuoi guerrieri,
la virtù dei pionieri,
la vision de l’Alighieri
oggi brilla in tutti i cuor.

Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell’asprezza
il tuo canto squilla e va!
Dell’Italia nei confini
son rifatti gli italiani,
li ha rifatti Mussolini
per la guerra di domani.
Per la gioia del lavoro,
per la pace e per l’alloro,
per la gogna di coloro
che la Patria rinnegar.

Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell’asprezza
il tuo canto squilla e va!

I poeti e gli artigiani,
i signori e i contadini,
con l’orgoglio d’italiani
giuran fede a Mussolini.
Non v’è povero quartiere
che non mandi le sue schiere,
che non spieghi le Bandiere
del Fascismo redentor.

Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
della vita nell’asprezza
il tuo canto squilla e va!

E per Benito Mussolini: Eja, eja, alalà!

 

Inno dei Sommergibilisti

(Ruccione – Zorro)

Sfiorano l’onde nere nella fitta oscurità
dalle torrette fiere ogni sguardo attento sta.
Taciti ed invisibili
partono i sommergibili!
Cuori e motori
d’assaltatori
contro l’Immensità!

Andar
pel il vasto mar
ridendo in faccia a Monna Morte ed al Destino!
Colpir
e seppellir
ogni nemico che s’incontra sul cammino.
E’ così che vive il marinar
nel profondo cuor
del sonante mar!
Del nemico e dell’avversità
se ne infischia perché sa
che vincerà!

Giù sotto l’onda grigia di foschia nell’albeggiar
una torretta bigia spia la preda al suo passar!
scatta dal sommergibile,
rapido ed infallibile,
dritto e sicuro,
batte il siluro
schianta e sconvolge il mar.

Andar
pel il vasto mar
ridendo in faccia a Monna Morte ed al Destino!
Colpir
e seppellir
ogni nemico che s’incontra sul cammino.
E’ così che vive il marinar
nel profondo cuor
del sonante mar!
Del nemico e dell’avversità
se ne infischia perché sa
che vincerà!

 

Inno dei Giovani Universitari Fascisti

Questa canzone, nata nelle università italiane intorno al 1930, racchiude sia la tradizione Goliardica sia lo spirito fascista che, fra i giovani studenti universitari, esprimeva le punte di pensiero più avanzate.

Siamo fiaccole di vita, siamo l’eterna gioventù che conquista l’avvenir, di ferro armata e di pensier. Per le vie del nuovo Impero che si dilungano nel mar marceremo dove il Duce vuole, dove Roma già passò. Bocche di porpora ridenti date amor, date amor, che noi domani a tutti i venti daremo il Tricolor. O nude stanze fredde e squallide nell’ora di studiar dove speranze, sogni e canti pur ci vennero a trovar! A noi veglianti sui volumi d’ogni scienza e d’ogni età, il dovere gridi “Per il Duce! Eja, Eja, Alalà!”

 

Inno a Roma

 Questa canzone è l’inno alla romanità, a tutto ciò che Roma ha rappresentato e rappresenta. La datazione è intorno agli anni 30 e racchiude i semi dello stato organico che verranno compiutamente affermati durante il congresso di Verona 15 anni dopo.

Roma divina,
a te sul Campidoglio dove eterno verdeggia il sacro alloro a te,
nostra fortezza e nostro orgoglio ascende il coro.
Salve, Dea Roma!
Ti sfavilla in fronte il sol che nasce sulla nuova storia:
fulgida in arme, all’ultimo orizzonte, sta la Vittoria.
Sole, che sorgi libero e giocondo,
sul colle nostro i tuoi cavalli doma,
tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma.
Per tutto il cielo è un volo di bandiere,
e la pace del mondo oggi è latina.
Il tricolore canta sul cantiere, su l’officina.
Madre che doni ai popoli la legge eterna e pura come il sol che nasce,
benedici l’aratro antico e il gregge folto che pasce.
Sole, che sorgi libero e giocondo,
sul colle nostro i tuoi cavalli doma,
tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma.
Benedici il lavoro e la fatica che si rinnova per virtù d’amore,
la giovinezza florida e l’antica età che muore.
Madre di uomini e di lanosi armenti,
opere schiette e di pensose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti e sorge il sole…
Sole, che sorgi libero e giocondo,
sul colle nostro i tuoi cavalli doma,
tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma.

 

La Preghiera del Legionario

Dal 1943 ad oggi questa canzone ha accompagnato nell’Ultimo viaggio tutti i caduti nazional popolari. E’ forse la canzone più toccante e musicalmente più impegnativa nata durante la RSI.

Iddio che accendi ogni fiamma
e spegni ogni cuore,
rinnova ogni giorno
la passione mia per l’Italia!
Rendimi sempre più degno dei nostri morti
affinché loro stessi, i più forti,
rispondano ai vivi:

PRESENTE

Nutrisci il mio libro della tua saggezza
e il mio moschetto della tua volontà,
fa’ più aguzzo il mio sguardo,
più sicuro il mio piede
sui valichi sacri della Patria,
sulle strade, sulle coste, nelle foreste,
e sulla quarta sponda che già fu di Roma.
Quando il futuro soldato mi marcia, accanto,
nei ranghi,
fa’ ch’io senta battere il suo cuore fedele,
quando passano i gagliardetti e le bandiere
che tutti i volti si riconoscano in quello della Patria.

La Patria
che faremo più grande,
portando ognuno la sua pietra al cantiere.
O Signore,
fa’ della Tua Croce l’insegna
che precede il Labaro della mia Legione.
E salva l’Italia:
l’Italia del Duce
sempre nell’ora
di nostra bella morte.
Così sia.

 

El Novio De La Muerte

Solo chi sa che la morte è dietro l’angolo, in un agguato al buio, dietro una siepe può godere la vita, può cantare “a noi la morte non ci fa paura, ci si fidanza e ci si fa l’amor…”

Nadie en el Tercio sabia
quién era aquel legionario,
tan audaz y temerario
que en la Legión se alistó.
Nadie sabia su historia,
mas la Legión suponia
que un gran dolor le mordia,
como un lobo el corazón.
Mas, si alguno quien era le preguntaba,
con dolor y rudeza le contestaba:

Soy un hombre a quien la suerte
hirió con zarpas de fiera,
soy un novio de la muerte
que va unirse en lazo fuerte
con tan leal compañera.

Cuando más rudo era el fuego
y la pelea más fiera,
defendiendo su bandera
el legionario avanzó.
Y sin temer al empuje
del enemigo exaltado
supo morir como un bravo
y la enseña rescató.
Y al regar con su sangre la tierra ardiente,
murmuró el legionario con voz doliente:

Soy un hombre a quien la suerte
hirió con zarpas de fiera,
soy un novio de la muerte
que va unirse en lazo fuerte
con tan leal compañera.

Cuando al fin le recogieron,
entre su pecho encontraron
una carta y un retrato
de una divina mujer.
Y en aquella carta decia:
“Si Dios un dia te llama,
para mi un puesto reclama
que a buscarte pronto iré.”
Y en el último beso que le enviaba
su postrer despedida le consagraba.

Por ir a tu lado a verte
mi más leal compañera,
me hice novio de la muerte,
la estreché con lazo fuerte
y su amor fue mi bandera.

 

Stornelli Legionari

Vogliamo scolpire una lapide
incisa sull’umile scoglio,
a morte il marchese Badoglio
noi siam fascisti repubblican.
A morte il Re
viva Grazian,
evviva il Fascio
Repubblican!
Vogliamo scolpire una lapide
incisa su pelle di troia
a morte la casa Savoia
noi siam Fascisti repubblican.
A morte il Re
viva Grazian,
evviva il Fascio
Repubblican!

 

Bobby Sands


Mi hanno dato per casa un’angusta cella
e hanno rubato il mio cuore e il mio destino
Hanno detto che sono un uomo pericoloso
qualcosa di cui non parlare
Hanno percosso il mio corpo e torturato la mia mente
de hanno fatto lo stesso agli altri
e quando qualcuno arriva alla fine dei suoi giorni
è soltanto un problema in meno.
Riposa nei nostri cuori Bobby Sands…
Ho sognato le mie montagne, le mie valli, i miei laghi
ho sognato le mie sorelle e fratelli
ho sognato case bianche ed i bambini per le strade
ed i vecchi che cantano nei pubs
“gli inglesi pensano che Dio abbia sbagliato
a dare questa verde terra agli Irlandesi
e così per ottocento anni hanno provato
a rimettere le cose a posto”
Riposa nei nostri cuori Bobby Sands…
Hanno rinchiuso il mio corpo ma non le mie parole
e nemmeno la mia speranza nel futuro
hanno imprigionato un solo Bobby Sands
ma molti altri ve ne sono in Irlanda, la gente è stanca
di vedere per le strade i soldati del R.U.C. dare ordini
la gente continua a chiedere
“perché siete qui, cosa volete dalla terra d’Irlanda”
Riposa nei nostri cuori Bobby Sands…
Io ho scelto di morire per poter sopravvivere
ma non ho niente di cui pentirmi
ho scelto di correre su una strada tortuosa
che mi porta più vicino al mio Dio
e se sentiste parlare di un tal Bobby Sands
ricordatevi che è solo uno dei tanti
che lotta per la sua terra, per il suo popolo, il suo Dio
in quell’inferno chiamato Irlanda del Nord
Riposa nei nostri cuori Bobby Sands
Bobby Sands… Presente!

 

All’armi

All’armi! All’armi! All’armi o Fascisti,
Terror dei comunisti.
Noi del Fascismo siamo i componenti,
la causa sosterrem fino alla morte,
e lotteremo sempre forte, forte
finchè terremo il nostro sangue in core.
Sempre inneggiando alla Patria nostra,
che tutti uniti difenderemo,
contro avversari e traditori
che ad uno ad uno sterminerm.
All’armi! All’armi! All’armi o Fascisti,
Terror dei comunisti.
Lo scopo tutti noi sappiamo
combatter con certezza di vittoria
e questo non sia mai sol per la gloria,
ma per giusta ragion di libertà.
I bolscevichi che combattiamo
noi saprem bene far dileguar
e al grido nostro quella canaglia
dovrà tremare, dovrà tremar.
All’armi! All’armi! All’armi o Fascisti,
Terror dei comunisti.
Vittoria in ogni parte porteremo
perchè il coraggio a noi non mancherà
e grideremo sempre forte, forte
e sosterrem la nostra causa santa.
In guardia amici, che in ogni evento
noi sempre pronti tutti saremo,
finchè la gloria di noi Fascisti
in tutta Italia trionferà.
All’armi! All’armi! All’armi o Fascisti,
Terror dei comunisti.
Del bolscevismo siam gli avversari
perchè non voglion Patria nè Famiglia,
perchè son rifiuti e fanghiglia
che disprezzando dobbiam scacciar.
Sempre gridando viva l’Italia
e abbasso tutti i suoi rinnegatori,
in alto, in alto i tricolor
che sarà sempre il nostro amor.

 

Fischia il Sasso

Fischia il sasso, il nome squilla
del ragazzo di Portoria
e l’intrepido Balilla
sta gigante nella storia.
Era il mozzo del mortaio
che nel fango sprofondò
ma il ragazzo fu d’acciaio
e la madre liberò.
Fiero l’occhio, svelto il passo
chiaro il grido del valore.
Ai nemici in fronte il sasso
agli amici tutto il
Fiero l’occhio, svelto il passo
cuor. chiaro il grido del valore.
Ai nemici in fronte il sasso
agli amici tutto il cuor.
Sono baldi aquilotti
come sardi tamburini
come siculi picciotti
o gli eroi garibaldini.
Vibra l’anima nel petto
sitibondo di virtù
Dell’Italia il gagliardetto
e nei fremiti sei tu.
Fiero l’occhio, svelto il passo
chiaro il grido del valore.
Ai nemici in fronte il sasso
agli amici tutto il cuor.
Fiero l’occhio, svelto il passo
chiaro il grido del valore.
Ai nemici in fronte il sasso
agli amici tutto il cuor.

 

Adua

Passa la vittoria
Svavillante in un bagliore
Nel cielo d’oro.
Mille artigli adunchi
Si protendono ad ghermire…
Non può sfuggire.
Ecco: gli italiani già
Hanno preso la città…
… belli, nel maschio viso,
in un sorriso
vogliono cantare.
Adua è liberata:
E’ ritornata a noi;
Adua è conquistata
risorgono gli eroi.
Va’ vittoria va’ …
tutto il mondo sa:
Adua è vendicata
gridiamo ALALA’!
Rullano i tamburi;
Cessa il fuoco del cannone;
Quanta emozione!
S’alza tra le lacrime
Di gioia e di passione
Una visione:
Sono i martiri che un dì
Questa terra ricoprì
Ombre color di sangue
Nel sol che langue
Cantano così:
Adua è liberata:
E’ ritornata a noi;
Adua è conquistata
risorgono gli eroi.
Va’ vittoria va’ …
tutto il mondo sa:
Adua è vendicata
gridiamo ALALA’!

 

Battaglioni M

Battaglioni del Duce, battaglioni
della morte, creati per la vita:
a primavera s’apre la partita,
i continenti fanno fiamme e fior.
Per vincere ci vogliono i leoni
di Mussolini armati di valor.
Battaglioni della morte
Battaglioni della vita,
rincomincia la partita,
senza odio non c’è amor.
Emme rossa – uguale sorte,
fiocco nero allo squadrista,
noi la morte l’abbiam vista
con due bombe e in bocca un fior.
Contro l’oro c’è il sangue – e fa la storia,
contro i ghetti profumano i giardini,
sul mondo batte il cuor di Mussolini:
a Marizai il buon seme germogliò.
Nel clima di battaglia e di Vittoria
la fiamma nera a ottobre divampò.
Contro Giuda, contro l’oro
sarà il sangue a far la storia,
ti daremo la Vittoria,
Duce, o l’ultimo respir.
Battaglioni del lavoro
Battaglioni della fede,
vince sempre chi più crede,
chi più a lungo sa patir.

 

Fiamme Nere

Mamma non piangere, c’è l’avanzata,
tuo figlio è forte, su in alto il cuor!
Asciuga il pianto, mia fidanzata,
che nell’assalto, si vince o si muor!
Avanti Ardito!
Le Fiamme Nere,
Son come il simbolo
fra le tue schiere;
Scavalca i ponti,
divora il piano,
pugnal fra i denti
le bombe a mano…
L’Ardito è bello, l’Ardito è forte!
Ama le donne, beve il buon vin;
per le sue fiamme color di morte
trema il nemico quando è vicin!
Avanti Ardito!
Le Fiamme Nere,
Son come il simbolo
fra le tue schiere;
Scavalca i ponti,
divora il piano,
pugnal fra i denti
le bombe a mano.

 

Caro Papà

Caro papà,
ti scrivo e la mia mano,
quasi mi trema, lo comprendi tu?
Son tanti giorni che mi sei lonatno
e dove vivi non lo dici più!
Le lacrime che bagnano il mio viso
son lacrime d’orgoglio, credi a me,
ti vedo che dischiudi un bel sorriso,
e il tuo Balilla stringi in braccio a te!
Anch’io combatto, anch’io con la mia Guerra
con fede, con onore e disciplina,
desidero che frutti la mia terra
e curo l’orticello ogni mattina:
“l’orticello di guerra”!…
E prego Iddio
che vegli su di te, babbuccio mio!
Caro papà,
da ogni tua parola,
sprigiona un Credo che non si scorda più!
Fiamma d’amor di Patria che consola,
come ad amarla m’insegnasti tu!
Così da te le cose che ho imparato
le tengo chiuse, strette nel mio cuor…
Ed oggi come te sono un soldato,
credo il tuo Credo con lo stesso amor!
Anch’io combatto anch’io con la mia guerra,
con fede, con onore e disciplina,
desidero che frutti la mia terra
e curo l’orticello ogni mattina:
“l’orticello di guerra”
E prego Iddio
che vegli su di te, babbuccio mio!

 

Inno dei Giovani Fascisti

Fuoco di Vesta che fuor del Tempio irrompe,
con ali e fiamme la Giovinezza va.
Fiaccole ardenti sull’are e sulle tombe,
noi siamo le speranze della nuova età.
Duce, Duce, chi non saprà morir?
Il giuramento chi mai rinneghrà?
Snuda la spada! Quando Tu lo vuoi,
gagliardetti al vento, tutti verremo a Te!
Armi e bandiere degli antichi eroi,
per l’Italia, o Duce, fa balenar al sol!
Va, la vita va,
con sè ci porta, ci promette l’avvenir.
Una maschia gioventù
con romana volontà
combatterà.
Verrà, quel dì verrà
che la Gran Madre degli Eroi ci chiamerà.
Per il Duce, o Patria, per il Re!
A Noi! Ti darem
Gloria e Impero in oltremar!!!

 

Vincere!

Temprata da mille passioni
la voce d’Italia squillò!
“Centurie, coorti, legioni,
in piedi che l’ora suono”!
Avanti gioventù!
Ogni vincolo, ogni ostacolo superiamo,
spezziam la schiavitù
che ci soffoca prigionieri del nostro Mar!
Vincere! Vincere! Vincere!
E vinceremo in terra, in cielo, in mare!
E’ la parola d’ordine
d’una suprema volontà!
Vincere! Vincere! Vincere!
Ad ogni costo, nessun ci fermerà!
I cuori esultano,
son pronti a obbedir,
son pronti lo giurano:
o vincere o morir!
Elmetto, pugnale, moschetto,
a passo romano si va!
La fiamma che brucia nel petto
ci spriona ci guida si va!
Avanti! Si oserà l’inosabile,
l’impossibile non esiste!
La nostra volontà è invincibile,
mai nessun ci piegherà!
Vincere! Vincere! Vincere!
E vinceremo in terra, in cielo, in mare!
E’ la parola d’ordine
d’una suprema volontà
Vincere! Vincere! Vincere!
Ad ogni costo, nessun ci fermerà!
I cuori esultano,
son pronti a obbedir,
son pronti lo giurano:
o vincere o morir!

 

Ti saluto, vado in Abissinia

Si formano le schiere e i battaglion
e van marciando verso la stazion,
hanno lasciato il loro paesello
cantando al vento un gaio ritornello.
Il treno parte: ad ogni finestrin
ripete allegramente il soldatin.
Io ti saluto: vado in Abissinia
cara Virginia, ma tornerò.
Appena giunto nell’accampamento
del Reggimento ti scriverò.
Ti manderò dall’Africa un bel fior
che nasce sotto il ciel dell’Equator.
Io ti saluto: vado in Abissinia
cara Virginia, ma tornerò.
Col giovane soldato tutto ardor
c’è chi sul petto ha i segni del valor,
ma vanno insieme pieni di gaiezza
cantando gl’inni della giovinezza.
E il vecchio fante che non può partir
rimpiange in cuore di non poter dir:
Io ti saluto: vado in Abissinia
cara Virginia, ma tornerò.
Appena giunto nell’accampamento
del Reggimento ti scriverò.
Ti manderò dall’Africa un bel fior
che nasce sotto il ciel dell’Equator.
Io ti saluto: vado in Abissinia
cara Virginia, ma tornerò.
Dall’Alpi al mare fino all’Equator
innalzeremo ovunque il tricolor…
Io ti saluto vado in Abissinia,
cara Virginia, ma tornerò.

 

La marcia delle Legioni

Roma rivendica l’impero
l’ora dell’Aquile sonò.
Squilli di tromba salutano il vol
dal Campidoglio al Quirinal!
Terra ti vogliamo dominar.
Mare ti vogliamo navigar.
Il Littorio ritorna segnal
di forza, di civiltà!
Sette colli nel ciel,
sette glorie nel sol!
Dei Cesari il genio e il fato
rivivono nel Duce
liberator!
Sotto fasci d’allor,
nella luce del dì,
con mille bandiere passa
il popolo d’Italia
trionfator!
Di Roma, o sol,
mai possa tu
rimirar
più fulgida città.
O sole, o sol,
possa tu sempre baciar
sulla fronte invitta
i figli dell’Urbe immortal !!!

 

Faccetta Nera

Se tu dall’altipiano guardi il mare,
Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
Vedrai come in un sogno tante navi
E un tricolore sventolar per te.
Faccetta nera,
Bell’abissina
Aspetta e spera
Che già l’ora si avvicina!
quando saremo
Insieme a te,
noi ti daremo
Un’altra legge è un altro Re.
La legge nostra è schiavitù d’amore,
il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE,
vendicheremo noi CAMICIE NERE,
Gli eroi caduti liberando te!
Faccetta nera,
Bell’abissina
Aspetta e spera
Che già l’ora si avvicina!
quando saremo
Insieme a te,
noi ti daremo
Un’altra legge è un altro Re.
Faccetta nera, piccola abissina,
ti porteremo a Roma, liberata.
Dal sole nostro tu sarai baciata,
Sarai in Camicia Nera pure tu.
Faccetta nera,
Sarai Romana
La tua bandiera
sarà sol quella italiana!
Noi marceremo
Insieme a te
E sfileremo avanti al DUCE
E avanti al Re!

 

Ciao Biondina

L’alba spunta già
presto devi andar
per le vie del mondo
non tardar.
Ogni studentin
gaio soldatin
lascia i libri
e l’Università.
Ciao biondina
ci rivedremo
un bel giorno
ci incontreremo
da lontan
quando resterò
solo col mio cuor
ti penserò
sognerò
di baciar ancor
la tua treccia d’or.
Addio biondona.
Ciao biondina
è giunta l’ora.
Ciao biondina
un bacio ancora
con ardor
il goliarda va
senza mai esitar
combatterà
ciao mio caro amor
presto torno vincitor.
Sfila il battaglion
rombano i motor
sempre in alto
i cuori e il tricolor.
Vincere o morir
questo è l’avvenir
della più gagliarda gioventù
Ciao biondina, è giunta l’ora
ciao biondina, un bacio ancora.

 

Me ne frego

Il motto pregiudicato e schietto
Fu detto da un baldo giovanotto
Fu trovato molto bello se ne fece un ritornello
E il ritornello allegro fa così
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me

Albione la dea della sterlina
S’ostina vuol sempre lei ragione
Ma Benito Mussolini
Se l’italici destini sono in gioco può ripetere così
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me

Franchezza di marca italiana
Non vana baldanza che disprezza
Chi sa bene quel che vuole
Non può dir tante parole
Per sbrigarsi gli conviene dir così
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me

L’Italia che chiede un posto al sole
Non vuole non può star sempre a balia
Il linguaggio suo rivela che le è uscita di tutela
E a chi si scandalizza può ripetere così
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me

È strano c’è un ascaro che è allegro
È negro ma parla in italiano
Per provar che parla bene
Proprio come si conviene
Ripete a perdifiato tutto il dì
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me
Me ne frego non so se ben mi spiego
Me ne frego con quel che piace a me.

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