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Discorso Di Milano

Milano, Piazza Duomo, 25 ottobre 1932 – Ecco a voi il Discorso di Milano pronunciato da Sua Eccellenza Il Duce Benito Mussolini

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Camicie nere, popolo di Milano, come non ricordare le adunate del 1915, di quel “maggio radioso” che è stato il germe della nuova vita d’Italia. Come non ricordare, parlando da questo sacrato, l’anima e la voce di Filippo Corridoni, autentico eroe del popolo. Quando, dieci anni fa, che sono qualche cosa nella vita di un uomo ma un piccolo periodo di tempo nella vita di un popolo, noi muovemmo all’assalto della vecchia classe politica italiana, che aveva mal governato, soprattutto per mancanza di coraggio e volontà, c’erano degli storici, dei dottrinari, degli osservatori, i quali fecero in quel tempo le più ridicole profezie. Oggi, con piena tranquillità di coscienza, dico a voi, moltitudine immensa, che questo secolo decimoventesimo darà il secolo del Fascismo. (Applausi).

Sarà il secolo della potenza italiana. (Applausi). Sarà il secolo durante il quale l’Italia tornerà per la terza volta ad essere direttrice della civiltà umana. (Applausi). Perché fuori dai nostri principi, e soprattutto in tempi di crisi, non c’è salvezza né per gli individui e tanto meno per i popoli. (Applausi).

Fra dieci anni – lo si può dire. Senza fare i profeti – l’Europa sarà cambiata. Non da ora si sono commesse delle ingiustizie, anche contro di noi, soprattutto contro di noi. (Grida di protesta).

E niente di più triste il compito che vi spetta di dover difendere quello che è stato il sacrificio magnifico di sangue di tutto il popolo italiano. Voglio dirlo ancora una volta: l’eroismo individuale e collettivo del popolo italiano durante la guerra è stato sublime. E non teme confronti con nessuno degli altri paesi. E se ci fosse stato un governo, un governo che avesse disperso a frustate la malagenia degli imboscati (applausi), se avesse punito severamente, con necessario piombo nella schiena, i disfattisti e i traditori. (A morte).

Non importa, altrove commentatori vorranno trarre conseguenze arbitrarie da questa rievocazione. Noi lo diciamo nettissimamente: siamo fieri dell’intervento, fieri della guerra, fierissimi della nostra vittoria. (Applausi). Tra un decennio l’Europa sarà fascista o fascistizzata. (Applausi).

L’antitesi Mosca e Nuova York non si supera che in un modo, con la dottrina e con la prassi di Roma. Ecco perché noi non contiamo gli anni, e io credo che se mi guardate attentamente voi troverete che io sono diventato forse più asprigno ancora di quello che non fossi perché non sono…. Io non sono desideroso di tranquillità o di pace ma sono ansioso di nuovi combattimenti e di nuove battaglie. (Applausi). Il giorno in cui riprenderemo la marcia io sento che tutto il popolo italiano mi seguirà (SI), io sento che voi sarete disposti ad ulteriori sacrifici (SI), io sento che voi non misurerete il vostro sforzo (NO).

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